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stili di yoga in studio

Cos’è lo Yoga? Gli Stili di Yoga in Studio [pt.2]

28 Aprile 2020/0 Commenti/in Non categorizzato, Philosophy & History, Yoga /da Carolina Benzi

Eccoci qui per la seconda parte della nostra introduzione al mondo dello yoga. Nello scorso articolo abbiamo parlato delle vie yogiche, e adesso approfondiamo gli stili di yoga in studio, ovvero ciò che troverete con molta probabilità nelle scuole o in palestra. Ricordate che quasi tutti gli stili di yoga elencati di seguito rientrano nell’approccio dell’Hatha Yoga, come menzionato sopra, ad eccezione di Yin e Kundalini (inteso come il nome dato alla pratica da Yogi Bhajan). 

Hatha Yoga è un termine “ombrello”, quindi se volete capire cosa si intenda tradizionalmente con “Hatha Yoga” (e non il significato dato dagli studi di yoga) tornate a leggere il primo articolo

Ciò non significa però che alcune pratiche tipiche delle “vie” spiegate sopra non possano comunque essere presenti nelle lezioni delle scuole occidentali e dunque utilizzate dai vostri insegnanti (ad esempio il canto mantra del Bhakti, meditazione tantrica, ecc.).

Stili di yoga da studio, nel dettaglio:

Hatha Yoga

Probabilmente avete già capito che l’80% di ciò che viene insegnato in Occidente è Hatha Yoga. Tuttavia, quando una classe è contrassegnata come “Hatha” in un centro occidentale, generalmente significa che la lezione tratterà un’introduzione piuttosto lenta e gentile alle posizioni yoga di base, di solito una classe non troppo dinamica (non-flow). Non lasciatevi ingannare però, perchè a volte tenere una posizione per molto tempo o completare cicli di pranayama da seduti può essere anch’esso intenso, oltre che per il corpo, per la mente.

C’è una distinzione fra quello che ormai viene commercialmente venduto come ‘hatha’= una classe ‘easy’ dall’hatha yoga tradizionale, tutt’altro che ‘easy’. L’hatha yoga tradizionale è un percorso progressivo, che lavora su più fronti: pranayama, meditazione, asana, bandhas, mudras etc tenendo conto del corpo sottile (vayus, chakras, koshas…) e segue le linee guida provenienti da testi come l’Hatha Yoga Pradipika o il Gheranda Samitha, con le dovute revisioni. Normalmente, sono offerti a ‘corso’ e meno a ‘drop in’. Spesso, una scuola tradizionale aderisce ad un lignaggio specifico e ne porta avanti delle metodologie. Per quanto riguarda gli asana, variano a seconda delle capacità degli studenti, ma si tende a tenerli per molti respiri, 10/20 o tranquillamente di più.

Se siete principianti, questa è di solito una lezione adatta a voi, ma informatevi bene e cercate di capire il modo in cui la parola ‘hatha’ viene intesa in quello studio e se viene espresso un livello specifico. Ogni classe è diversa ed è compito dell’insegnante decidere quali Asana saranno studiati quel giorno. Solitamente include anche dei Saluti al Sole (Surya Namaskara) in stile Hatha (stile Sivananda e varianti simili).

Ashtanga (Vinyasa) Yoga

Questo è uno dei sistemi sviluppati dai molti studenti di T. Krishnamacharya, Sri K. Pattabhi Jois.

L’Ashtanga Yoga segue una specifica sequenza di asana, in cui il respiro è sempre connesso ai movimenti (concetto detto “Vinyasa”) e che sono contati in un modo specifico. Include lo studio dei bandha (chiusure energetiche), drishti (sguardo) e la tecnica del pranayama chiamata “Ujjay”, il “respiro vittorioso”. Tutte le lezioni di Ashtanga sono quindi “quasi identiche” in ogni studio in cui andrete.

In particolare, iniziano e finiscono con due mantra tradizionali (preghiera di apertura e chiusura) e con i Saluti al Sole A e B. Tuttavia, ci sono delle varianti: alcune classi possono includere l’intera sequenza (serie Full Primary, molto molto avanzata) metà della sequenza (Half Primary) o anche meno, oppure possono essere condotte come pratiche autonome (stile Mysore).

Quest’ultimo significa che non sarete guidati dall’insegnante, ma dovrete conoscere la sequenza a memoria e sarete assistiti fisicamente con aggiustamenti posturali.

Le tecniche di didattica Ashtanga

Gli assists, o aggiustamenti, sono parte integrante della pratica, quindi assicuratevi di sentirvi a vostro agio all’idea. Nel caso non lo siate, parlatene apertamente con l’insegnante, e fermatelo/a anche durante la pratica se vi sta aggiustando in un modo che non è da voi gradito. Questa è una pratica vigorosa, probabilmente la più vigorosa di tutte le pratiche di Hatha. Non la consiglierei ad un beginner a meno che non sia una classe targhettizzata apposta e modificata a dovere.

Iyengar Yoga

Iyengar è uno degli stili di yoga basato sugli insegnamenti di B.K.S Iyengar, un altro studente di Krishnamacharya. Egli fondò una scuola a Pune dove insegnò per molti anni insieme ai membri della sua famiglia. Fu un autore prolifico e pubblicò molte delle cosiddette “bibbie dello yoga” come L’Albero dello Yoga e Luce sullo Yoga.

Trovare il giusto allineamento e il preciso movimento in entrata e uscita dalle posizioni è il fulcro della pratica asana di Iyengar, anche se molte delle sue linee guida sono oggi state messe in grande discussione dalle ricerche sulla biomeccanica del corpo. L’intenzione di base però, è che al fine di aiutare ogni studente a trovare l’allineamento, un insegnante di Iyengar utilizzerà un’ampia varietà di supporti: blocchi, coperte, cinghie, sedie, corde e altri sostegni che sono tutti molto comuni. Non ci sono ‘flow’ nelle lezioni di Iyengar: probabilmente non aumenterete di tanto la frequenza cardiaca, ma sarete mentalmente e fisicamente sfidati a scoprire la complessità del corpo e come la mente risponda ad esso. A volte, si ha l’impressione che assomiglino un po’ a dei workshop, a seconda dell’approccio dell’insegnante.

Vinyasa (Flow) Yoga

Vinyasa è un termine sanscrito che si traduce come “collocare, ordinare” e nel caso degli asana, significa una sequenza progressiva di posture collegate in armonia. Questo stile di yoga fu principlamente sostenuto e affinato da T. Krishnamacharya che introdusse anche un significato più ampio di questa parola. L’espressione esatta usata da Krishnamacharya era ‘Vinyasa Krama’ ovvero una sequenza guidata da diversi accorgimenti che la rendessero efficace e intelligente. Egli sosteneva che “Vinyasa” fosse un concetto applicabile a qualsiasi aspetto dello yoga. Comprendeva la valutazione dei bisogni di ogni studente e la costruzione di una pratica passo-passo che sarebbe stata più utile per loro. Vinyasa è un modo di sintonizzarsi con il ritmo della natura e le sequenze dell’esistenza, dove tutto si evolve, si muove e cambia (parinamavada).

Krishnamacharya e la rivoluzione del Modern Yoga

Krishnamacharya è colui che ha svoltato la pratica dello yoga, dando molta più importanza agli asana, a partire dal XX secolo. Il cambio è stato così radicale che oggi si parla di ‘modern postural yoga’ per definire tutto ciò che è nato dalla rivoluzione di T.Krishamacharya. Molto si deve all’arrivo in india della cultura fisica occidentale degli anni 20/30, nonchè il periodo coloniale: prima di allora, gli asana erano molti meno e molto meno importanti nella pratica, e molti di essi erano in realtà concepiti come mudra e non asana (es: Viparita Karani). Mark Singleton ha scritto un eccellente testo per trattare di questo (in biblio sotto), e vi consiglio di leggerlo per approfondire.

Desikachar, il figlio di Krishmacharya, spiega anche il significato di Vinyasa come un rituale, come ad esempio l’atto di salutare gli studenti e accompagnarli alla porta dopo la lezione. Onorare le diverse fasi della pratica è un modo per concentrarsi su ciascun componente, su ogni lezione che ogni asana o pratica ha da insegnare. Desikachar è stato anche uno dei primi insegnanti indiani di Vinyasa ad andare negli Stati Uniti, portando lì questo stile. Vinyasa oggi è uno degli stili di yoga più vigorosi e questo anche perchè molti stili Vinyasa insegnati in Occidente derivano da tecniche studiate da praticanti di Ashtanga e da praticanti di ginnastica e istruttori di fitness, che hanno iniziato a creare sequenze che seguissero una logica simile, ma che mirassero a costruire un “flusso” di asana diverse, discondandosi dalla serie di Jois, collegandole attraverso respiro e movimento.

Lo stile del “flusso di Vinyasa” (Vinyasa Flow)

E’ proprio questo il risultato di un incontro di culture di movimento, fra yoga asana, danza contemporanea, mindful movement, arti marziali e molto altro. Il movimento è sempre coordinato con il respiro, e può essere più o meno veloce. Come potrete capire, molti stili di yoga presentano “caratteristiche Vinyasa”: dalle serie Ashtanga Vinyasa, a quelli derivati e inventati da insegnanti occidentali come il Power Yoga (Bryan Kest e Beryl Bender Birch), il Prana Flow (Shiva Rea), il Rocket Yoga, ecc. Gli stili di Vinyasa possono variare a seconda dell’insegnante, e ci possono essere molti diversi tipi di pose in diverse sequenze. In generale, aspettatevi di sudare, di sentire il battito del cuore che sale e di essere mentalmente e fisicamente sfidati. Spesso, poco spazio è dato alla meditazione (intesa come pratica seduta vera e propria) e a tecniche di pranayama a parte l’Ujjay.

Yin Yoga

Yin Yoga è uno stile di yoga non tradizionale – non deriva direttamente da un lignaggio indiano – praticato a ritmo lento, in cui gli asana si tengono per un periodo molto lungo (da 2 a 6 minuti). È uno stile abbastanza nuovo che è il risultato di una confluenza culturale tra le tradizioni indiane di Hatha Yoga, la tradizione Taoista cinese e la Medicina Tradizionale Cinese. Lo Yin yoga lavora prevalentemente sui tessuti connettivi del corpo (fascia, tendini e legamenti in particolare) piuttosto che sul tessuto muscolare. Lo scopo è sviluppare una pratica meditativa, coltivare consapevolezza e connessione interiore. Divenne famoso in Occidente grazie a Paul Grilley e Sarah Powers, che la diffusero in tutti gli Stati Uniti, pubblicarono libri e sono oggi considerati i maestri di riferimento di questa pratica.

Aspettatevi di allungarvi, meditare, rilassare il corpo completamente, ma anche di affrontare emozioni inaspettate. Lo yoga Yin stimola il sistema nervoso in modo sottile, e talvolta può sbloccare emozioni ed energia particolari. Non vi preoccupate se vi addormentate (cercate di non farlo però), se vi sentite di colpo molto felici o se vi venisse da ridere, da piangere, o se iniziate a sentirvi persino arrabbiati. Lo Yin yoga potrebbe sicuramente mettere alla prova la vostra mente, specialmente se siete persone iperattive (molto yang!).

Kundalini

Kundalini è talvolta presente nei centri yoga, sebbene sia più raro. La pratica fisica consiste principalmente di posture sedute, molto pranayama dinamico, meditazione, canto dei mantra. Aspettatevi che sia una classe in cui il vostro sistema nervoso viene stimolato e in cui molte emozioni possono insorgere. Alcune delle pratiche possono sfidare la vostra zona di comfort sociale (esempio: la ripetizione di un mantra mentre muovete le braccia su e giù o muovete il busto in movimento circolare) quindi … siate preparati :-). Dico questo perché a volte è una di quelle classi in cui le persone si sentono perse o in soggezione, in quanto è molto diverso dall’immaginario dello yoga che otteniamo da internet e, in particolare, dai social media. E’ uno stile creato da Yogi Bhajan, che ha unito diverse tecniche dall’Hatha Yoga, il Tantra, i Kriyas etc. In realtà, qualunque stile di yoga tradizionale ha una concezione del corpo sottile e lavora su Kundalini, anche se non porta questa ‘etichetta’. 

Restorative Yoga

E’ lo stile di asana più lento di tutti, e il nome lo descrive perfettamente. Mira a portare il corpo in un profondo stato di meditazione all’interno di posture pienamente supportate da props, dove i muscoli non compiono nessuno sforzo e trovano ristoro. E’ considerata da molti una terapia, un modo per nutrire il corpo di energia, lasciarlo riposare, lasciar fluire gli scambi del corpo sottile in modo da riequilibrarlo e portare un senso di spazio, leggerezza, e chiarezza interiore. E’ da molti insegnanti proposto come terapia coadiuvante per combattere ansia, stress profondo, burn-out, insonnia etc. E’ anche spesso utilizzato come forma di yoga da praticare durante il ciclo mestruale, quando questo è particolarmente doloroso, o per le donne incinta quando si sentono particolarmente spossate.

Conclusione

Spero che questi due articoli vi siano piaciuti e vi abbiamo aiutato a fare chiarezza sulla pratica dello yoga. Ricordatevi che non si smette mai di imparare e che questa scienza è infinita, ma sviluppare consapevolezza è il primo passo verso una pratica autentica e soprattutto efficace. Questa lista non è esaustiva, e piano piano aggiungerò eventualmente dettagli e ulteriori stili.

 

Bibliografia (non esaustiva)

  • Carlisi, A. (2014[2007]). The Only Way Out is In. Hanalei, Dream Weavers International
  • Clark, B. (2011). The Complete Guide to Yin Yoga.Vancouver, Wild Strawberry Productions
  • Desikachar, T.K.V. (1995). The Heart of Yoga. Vermont, Inner Traditions International
  • Iyengar, B.K.S. (2015[1966]). Light on Yoga. London, Thorsons Classics
  • MacGregor, K. (2017). The Yogi Assignment. Boulder, Shambhala
  • Scott, J. (2018[2000]). Ashtanga Yoga. London, Gaia Classics
  • Singleton, M. (2010). Yoga Body. Oxford Press
  • Yogananda, P. (2009). Autobiography of a Yogi. The Floating Press
  • J. Brown”s Yoga Talks (Podcasts) http://www.swamij.com/index.htm
  • Omstars (it is an online yoga platform offering classes of yoga theory and practice, owned by Kino MacGregor and I pay a membership)
Cos'è lo Yoga? Guida alle diverse Vie Yogiche [pt.1]
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